// link rel="icon" href="/public/themes/simple/images/favicon.ico" / ?>
Scarica la tabella per il calcolo della redditività (formato Excel)
Dedicare un po’ di tempo al calcolo della redditività della propria azienda è il migliore investimento che un agricoltore possa fare al di fuori del fondo che conduce. Può riservare sorprese, piacevoli o meno, e può anche servire a smentire impressioni errate che col tempo potrebbero condurre l’impresa al fallimento.
Il coltivatore confida molto sulle proprie intuizioni e nelle scelte quotidiane si fa guidare più dall’istinto che dalla ragione; generalmente tende a sottostimare tempi e costi delle lavorazioni, finendo per dare troppo rilievo al prezzo di vendita del prodotto, spogliandolo solo in parte di quelle vesti che lui stesso ha dovuto pagare anticipatamente.
Il risultato è che per far quadrare i conti bisogna lavorare non otto, ma dalle dieci alle sedici ore al giorno, spesso anche la domenica, evitando possibilmente di ammalarsi o, se accade, fingendo di non accorgersene.
Il calcolo della redditività aiuta a orientare l’azienda in una direzione maggiormente in sintonia con la vocazione naturale del luogo che la ospita, perché una coltura fuori contesto richiede maggiori interventi rispetto a un’altra che si inserisce con meno stonature nella complessa interazione tra le forme di vita presenti e l’ambiente che le ospita.
Per rendere il calcolo attendibile, è necessario prendere l’abitudine di annotare con maggiore precisione possibile le singole voci di tempo e di costo di ogni coltura praticata in azienda (il termine coltura in questo contesto va inteso in senso ampio, comprendendo anche le attività zootecniche e silvicole, ma il calcolo della redditività può vantaggiosamente essere esteso anche all’eventuale trasformazione dei prodotti e a ogni forma di ospitalità aziendale).
Una coltura che scopriamo poco redditizia non va per forza abbandonata, possiamo mantenerla riducendone la superficie, magari anche solo per piacere personale, o perché ci regala l’opportunità di accedere a un mercato in grado di valorizzare le altre produzioni aziendali.
La tabella serve anche a ottimizzare la distribuzione delle colture sulle superfici disponibili, tenendo conto delle rotazioni e dell’eventuale ricorso a colture da sovescio (o foraggere).
Per migliorare la redditività delle proprie colture, l’agricoltore deve individuare le voci sulle quali può vantaggiosamente intervenire, valutando con attenzione gli investimenti necessari per ridurre i costi e la manodopera, oppure per aumentare la resa o i ricavi lordi.
La redditività massima teorica di un’azienda a conduzione familiare si raggiunge distribuendo nel migliore dei modi tra le varie colture le ore di lavoro complessive disponibili. Sembra una considerazione banale, ma metterla in pratica è tutt’altro che semplice.
In conclusione, lo stimolo per una riflessione: osservando la tabella si può notare che per coltivare a patate una superficie di 1000 mq, in pianura bastano solo 6 ore di lavoro, mentre in montagna ce ne vogliono (almeno a me) circa venti volte tanto, ricavando il 20% della produzione dell’azienda emiliana. Tralasciando il confronto tra la redditività netta delle due situazioni, evidenziato dal cambio di colore sullo sfondo della riga, mi impressiona un altro dato, ricavato dalle ore necessarie alla coltura: teoricamente, un agricoltore di pianura potrebbe inquinare e rendere sterile con ampio uso di concimi chimici, diserbanti e fitofarmaci (per un valore di 160 € ogni 1000 mq) ogni anno dai 25 ai 40 ettari di terreno; nello stesso tempo, un agricoltore di montagna dovrà limitarsi a conservare la fertilità di un paio d’ettari al massimo.
Fabrizio Bottari – Azienda agricola Villa Rocca