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Sergio Rossi
Non c’è bisogno di essere contadini né ortolani per sapere che le patate non sono un frutto ma un tubero. E se fin qui ci arriviamo tutti, forse taluni non conoscono l‘aspetto della pianta e ignorano la bellezza dei fiori che essa forma a metà del ciclo vegetativo. Ma la cosa forse più curiosa e davvero poco nota è che quei fiori, in particolari condizioni, daranno vita al vero frutto della patata, cioè una piccola bacca di colore verde. Tutto ciò è certamente irrilevante sotto il profilo alimentare, poiché non si tratta di frutti commestibili. Ma la vera curiosità sta nel loro contenuto e in ciò che da essi può scaturire. Se prendiamo una di quelle bacche e la apriamo, troviamo al suo interno un certo numero di semini immersi in una polpa trasparente e gelatinosa. Volendo fare un para gone si potrebbe dire che l’interno di una bacca di patata assomiglia a quello di un pomodoro, entrambi appartenenti alla stessa famiglia delle solanacee. Prendendo quei semini e piantandoli nasceranno tan te piantine di patata, ciascuna delle quali darà vita a piccoli tuberi. E qui arriva l’esito più
sorprendente: ognuna di quelle piantine produrrà patate di forme e colori differenti. E non si tratterà di differenze appena percettibili, ma di caratteristiche singolari e distinguibili che renderanno quei tuberini riconoscibili. Semplificando le ragioni scientifiche apprese dagli specialisti, credo di aver capito che dentro le bacche di ogni pianta di patata siano contenuti i semi delle varietà di cui essa è figlia. Un po’ come se ogni tubero seminato riproducesse i semi dei suoi progenitori e li raccogliesse entro il suo frutto, tramandando così la sua genealogia.
Fabrizio Bottari, coltivatore di patate e conservatore di una delle più numerose collezioni “viventi” di tuberi, sta seguendo un lavoro di riproduzione da semi di diverse varietà e a lui si devono i più recenti e interessanti esperimenti in cam po,partiti dalle bacche prodotte dalle famose patate Quarantine. A presto nuove varietà figlie di una celebrità locale.
L’autore è un esperto di enogastronomia